In un primo istante sembra che Intelligenza Artificiale e Procreazione Assistita non abbiano nulla in comune, ma non è così: numerose sono le ricerche nate con l’intento di dare all’Intelligenza Artificiale un ruolo importante nella PMA.
Le nuove tecnologie hanno un grande potenziale per lo sviluppo e la ricerca scientifica in tutti i settori, compreso quello della fecondazione in vitro.
Al congresso internazionale Ivirma sulla medicina della riproduzione, tenuto nei giorni scorsi a Malaga, molti studi hanno dimostrato che l’Intelligenza Artificiale può aprire nuovi scenari per la PMA: può, infatti, identificare gli embrioni che abbiano una maggiore probabilità di impianto con più precisione.
Questo lavoro ha permesso di valutare le dinamiche post-devitrificazione degli embrioni per prevedere il potenziale di impianto di blastocisti devitrificate attraverso l’uso di reti neurali artificiali basate sull’intelligenza artificiale (AI). Infatti, la nuova tecnologia mostra come un embrione che inizia la sua espansione precocemente (il tempo medio di espansione è di 50 minuti) ed esegue questo processo rapidamente, acquisendo una superficie superiore a 0,14 millimetri quadrati, può impiantarsi fino al 30% in più di un embrione che si espande più lentamente durante quelle prime 4 ore di vita.
L’Intelligenza Artificiale può davvero aumentare il successo della PMA?
Ma l’Intelligenza Artificiale può davvero aumentare il successo della PMA? Insomma, potrebbe essere uno strumento utile per il lavoro degli embriologi, i quali si trovano – tra le altre cose- a dover selezionare gli embrioni “più in salute”. L’algoritmo potrebbe aumentare la precisione e l’accuratezza nelle analisi della selezione degli embrioni, ma certamente non può sostituirsi all’uomo.