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L’ovodonazione: accogliere Un dono per donare una vita
ovodonazione

L’ovodonazione, riconosciuta legalmente in Italia soltanto dal 2014, è quella pratica medica che offre alle donne, che per svariati motivi non possono utilizzare i propri gameti per avere un figlio, la possibilità di realizzare il sogno di genitorialità accogliendo il dono di un’altra donna.

Ma quanto costa emotivamente accogliere questo atto generoso, potente ed impagabile?

Nella maggior parte dei casi le coppie che decidono di ricorrere all’ovodonazione maturano questa scelta a seguito di ripetuti fallimenti con tecniche che prevedono l’utilizzo dei propri gameti femminili; sentimenti di sconforto, rifiuto, senso di colpa ed angoscia accompagnano il vissuto di tali coppie e, più nello specifico, di tali donne che nel prendere questa decisione si trovano ad affrontare un nuovo lutto, quello dell’impossibilità ad avere un figlio con i propri geni, che si aggiunge a quello precedentemente vissuto della difficoltà procreativa della coppia, e che porta con sé diversi dubbi e timori. Difatti, nel processo di elaborazione del lutto biologico e, al contempo, di accettazione di un dono genetico, nei termini di possibilità di mettere al mondo una vita, le donne si troveranno a fare i conti con tutte quelle fantasie che sia il lutto che il dono attivano in loro: il timore che l’assenza di legame genetico possa contribuire a condizionarne l’affetto, la paura del pregiudizio sociale, il pensiero che il bambino possa non mostrare alcuna somiglianza, il dubbio legato al comunicare o meno al bambino la natura del suo concepimento.

Fondamentale in questi casi è poter beneficiare di uno spazio in cui affrontare le proprie resistenze e paure in modo da poter mettere in atto una scelta consapevole ed accogliere quel dono prezioso non per compiacere al partner, non perché un figlio è ciò che le famiglie di origine si aspettano da una donna, non perché tale scelta rappresenta l’ultima spiaggia ma perché ci si vuole dare la possibilità di essere genitori, di portare in grembo quell’embrione, frutto dell’incontro tra il gene del partner e il gene donato, che grazie alle costanti e continue comunicazioni con la madre si modifica e assume connotati che appartengono alla madre stessa. Del resto, l’epigenetica ci parla proprio di questo, di quanto l’ambiente, in cui verrà trasferito l’embrione, abbia la capacità di attivare o disattivare i geni senza tuttavia modificare il dna, di quanto, quindi, nell’accogliere il dono di un’altra donna si possa donare la vita, andando oltre il legame genetico.

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